martedì 24 dicembre 2013

VENERDI' 27 DICEMBRE 2013

VENERDI' 27 DICEMBRE 2013

ORE 20,00

CATTEDRALE DEL DUOMO

CASERTA


ANTONY MORGAN'S & INSPIRATIONAL CHOIR OF HARLEM

ANGELO CALLIPO 
legge
"LETTERA DI NATALE" di Antonio Pascale


domenica 15 dicembre 2013

UN OCCHIO ALLA CAMPAGNA, UN OCCHIO A PINTER

THE COUNTRY 

di Martin Cribb

regia Roberto Andò

con Laura Morante, Gigio Alberti, Stefania Ugomari Di Blas

Produzione Teatro Stabile dell'Umbria

visto al Teatro Goldoni di Venezia il 13/12/2013

recensione apparsa su www.teatro.org

“Non fissare il vuoto!” è il refrain di Corinne nel lungo dialogo con il marito all’inizio di The Country, commedia pinteriana di Martin Cribb, icona della drammaturgia inglese degli anni ’80, andato in scena al Teatro Goldoni di Venezia dal 12 al 15 dicembre.
E’ in questa battuta, probabilmente, la chiave di volta dell’intero testo di Cripp che insegue l’incomunicabilità di una coppia minata dalla presenza di un terzo incomodo, Rebecca, e apre crepe nel borghese perbenismo di un medico, Richard, che salta una visita notturna provocando la morte del paziente pur di trascinare in casa sua una giovane donna trovata sul ciglio di un sentiero, e della moglie Corinne che trascorre annoiata il proprio tempo ritagliando giornali tra i mobili spartani ma accuratamente scelti del cottage di campagna in cui si sono da non molto trasferiti. (...)

venerdì 13 dicembre 2013

SONO QUI PER UNO SBAGLIO

IL DESERTO DEI TARTARI

di Dino Buzzati

adattamento teatrale di Maura Pettorusso
con Woody Neri
regia Carmen Giordano

visto al Teatro a l'Avogaria il 10/12/2013

recensione apparsa su www.teatro.org
















Il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, prodotto da TrentoSpettacoli, con la drammaturgia di Maura Pettorusso, la regia di Carmen Giordano e l’interpretazione di Woody Neri, chiude il primo ciclo dei Martedì de l’Avogaria di Venezia per la stagione 2013-2014, la ripresa, promette il direttore Stefano Poli salutando il pubblico di affezionati, nei primi mesi del prossimo anno. Fa bene il Teatro a l’Avogaria, storica sala della tradizione teatrale veneziana, a scommettere sulla formula dei martedì, formula in verità giunta ormai al quarto anno di vita, la platea cresciuta settimana dopo settimana ha apprezzato la qualità delle proposte recuperando in questo appuntamento una necessaria boccata di ossigeno teatrale. A chiudere la rassegna, dunque, un’operazione teatrale complessa, la riscrittura drammaturgica di un testo che Buzzati non aveva pensato per il teatro, ma che al teatro stesso rimanda per i suoi tempi, la dilatazione metaforica dello spazio, la corposa densità della parola monologante... (...)

domenica 8 dicembre 2013

QUANDO IL POTERE E' DI TUTTI

SIOR TITA PARON

di Gino Rocca 
per la regia di Lorenzo Maragoni 
Compagnia: Teatro Stabile del Veneto e Umanesimo Latino Spa 
con Anna De Franceschi, Davide Dolores, Francesco Folena Comini, Riccardo Maschi, Giacomo Rossetto, Laura Serena, Andrea Tonin, Anna Tringali.

Visto il 06/12/2013 a Venezia (VE) 
Teatro Carlo Goldoni

recensione apparsa su //www.teatro.org


Il potere, era solito dire chi di potere se ne intendeva, logora chi non ce l’ha, ma il potere, a ben vedere, logora ancor di più quando, pur avendolo, ti capita di doverlo dividere con gli altri, quando, cioè, da assoluto si fa relativo e decisioni comunitarie sostituiscono i diktat. Al tiranno obbedirai o farai la guerra, a chi concorre alle tue stesse aspirazioni di potere, invece, molto probabilmente farai le scarpe. Chi può negare che nessuna guerra sia più spietata di questa? Gino Rocca nel suo Sior Tita paron prova a ritrarre il meccanismo perverso di un gruppo di servi che, morto il padrone, abbandonano ogni remora nel gestire  traffici e ruberie che un tempo, vivo ancora il vecchio tiranno, mantenevano clandestini. 

domenica 1 dicembre 2013

IL REGALO ROTTO

TEATRO A L'AVOGARIA
DORSODURO 1617 - VENEZIA
MARTEDI' 3 e MERCOLEDI' 4 DICEMBRE 2013
ORE 21,00
locandina regalo rotto
Il regalo rotto è una storia, una storia come tante e proprio per questo in bilico tra eccezionalità e quotidianità, poli che sembrano opposti ma che, a guardar bene, quasi sempre sono destinati a fondersi tra loro. Non è la letteratura o il teatro, ma la vita stessa ad essere piena di storie in cui l’ordinario assume le forme di una corsa ad ostacoli, mentre il baratro dell’incredibile si apre ad ogni angolo. Il protagonista de Il regalo rotto procede lungo questi due binari imposti dall’arrivo di Chiara, sua figlia, nata con la sindrome di West: è lei che detta regole ed eccezioni alla sua esistenza. In un lungo monologo, a metà strada tra flusso di coscienza e sguardo disincantato su ciò che lo circonda e che, dalla nascita di Chiara, gli appare grottescamente deformato, il protagonista riflette sulla condizione della disabilità che coinvolge, accanto ad aspetti pratici e farmacologici, sentimenti, emozioni, sensibilità negate. In uno spazio vuoto, reso vivo unicamente da un portaombrelli e una mazza di scopa cui sono annodate bandierine colorate, il padre di Chiara cerca un dialogo con se stesso, con Dio, perfino con Chiara. E' un dialogo tragicomico, perchè le illusioni fanno i conti con la fatica quotidiana, perchè Dio non si fa trovare quasi mai al suo posto , perchè la schiera di quelli sempre pronti a dare consigli diventa ogni giorno più grande. La sindrome di Chiara diventa così la sindrome di un'intera società, di un microcosmo speciale nel quale si può ridere anche della disabilità e dove non manca mai una fiaba a lieto fine. 












sabato 23 novembre 2013

IL REGALO ROTTO

VENERDI' 29 NOVEMBRE 2013

ORE 21,00

TEATRO GARIBALDI

SANTA MARIA CAPUA VETERE - CASERTA








DOBBIAMO FARE TUTTO


Costa/Arkadis

in

SENZA TITOLO

di e con Giulio Costa

visto il 19/11/2013

a

Teatro a l’Avogaria – Venezia

recensione apparsa su www.teatro.org


senza_titolo

Nello spazio di cinquanta minuti un anonimo maestro tuttologo dispone sulla sua scena/aula una scrivania di cartone pressato, parla a ruota libera, concedendosi solo una breve ricreazione in cui tracanna un tetrapak di succo di frutta, dell’improbabile programma da svolgere, poi al trillo di un timer da cucina si blocca, risistema ogni cosa in borse stracariche e con il suo cartone pressato sotto braccio abbandona lo spazio vuoto. Cinquanta minuti di essenzialità teatrale per raccontare il disastro della scuola, la graduale perdita del sapere, il pressappochismo culturale che avanza inesorabile come il tempo che scandisce la stessa lezione alla quale il pubblico assiste. Giulio Costa firma testo, regia e interpretazione di Senza Titolo... (continua a leggere)

lunedì 18 novembre 2013

Non vedi niente lì?

MACELLERIA ETTORE
IN

AMLETO?

con Stefano Detassis e Maura Pettorusso
disegno luci Alice Colla
organizzazione Daniele Filosi
testo e regia Carmen Giordano

visto il 12 novembre 2013
Teatro a l’Avogaria - Venezia

recensione apparsa in www.teatro.org

download (1)

Non vedi niente lì?” chiede Amleto alla Regina sua madre indicando il fantasma del Re assassinato. “Proprio niente” risponde la Regina e aggiunge “Ma quel che c’è lo vedo”. Ancora Amleto: “E non hai udito niente?” Regina: “Niente, no, solo le nostre voci”. Amleto: “Ma guarda lì, guarda che si ritrae”. E’ racchiusa qui, in questo scambio di battute del capolavoro shakespeariano, un segmento indiscutibilmente contemporaneo dell’attuale esperienza estetica: si tratta di vedere, di udire qualcosa che vada oltre a quel che già c’è, oltre le nostre voci, o guardare piuttosto in direzione di qualcosa che si ritrae, che si sottrae alla nostra vista. Su questa traccia sembra muoversi Amleto? di Macelleria Ettore visto nell’ambito del cartellone dei Martedì del Teatro a l’Avogaria di Venezia, con la regia di Carmen Giordano e l’interpretazione di Stefano Detassis e Maura Pettorusso.....

PASOLINI E LA ROMA CHE NON C’E’ PIU’

MATUTA TEATRO
IN

GARBATELLA

di e con Julia Borretti e Titta Ceccano
musiche in scena Roberto Caetani
regia Julia Borretti

visto il 5 novembre 2013
Teatro a l’Avogaria - Venezia

recensione apparsa in www.teatro.org

download Matuta Teatro apre con Garbatella il ciclo dei Martedì dell’Avogaria nel glorioso teatro veneziano di Corte Zappa che continua, a dispetto dei tagli alle già scarse risorse finanziarie, a rappresentare un presidio vitale per il teatro nella città lagunare, una sorta di ultima Tule per chi pensa e progetta ancora un teatro costantemente in bilico tra ricerca e tradizione. Nel rispetto di questa cifra, dunque, anche l’edizione 2013 dei Martedì, con il Pasolini di Una vita violenta nella drammaturgia di Titta Ceccano e Julia Borretti ad aprire la strada.... 

giovedì 2 maggio 2013

IL REGALO ROTTO

IL REGALO ROTTO

di Angelo Callipo
con Michele Tarallo
disegno luci Tommaso Toscano
organizzazione Yasmine Ferretto

Stasera si comincia, una nuova avventura, un’altra scommessa, le parole prenderanno il largo, andranno altrove, planeranno sugli spettatori, saranno corpo e anima dell’attore in palcoscenico. Sono parole che non mi appartengono più, un distacco lento che stasera trova compimento. Un distacco lento, perché in teatro il lavoro delle prove, la fatica dell’allestimento, le luci, i suoni, le intenzioni cercate e non sempre trovate producono appunto un lento ma inesorabile distacco. E’ così. Deve essere così. Accade sempre, ma questa volta le cose si complicano. Il Regalo Rotto debutta stasera a Benevento, questa storia non l’ho inventata io, questa storia ha cominciato a scriverla Chiara nel momento in cui è nata, poi l’hanno scritta i suoi genitori, poi sua sorella Marina, infine l’ho raccolta io, c’era solo da darle una spolverata di congiunzioni e segni di interpunzione, piegare un avverbio alle giuste esigenze, trovare qualche sostantivo più adatto di altri. Tutto qui. Il Regalo Rotto è nato così. Quasi due anni di chiacchiere su Chiara. Con Michele, il padre, l’attore, l’amico coraggioso che in scena vuole parlare di sua figlia nata con la sindrome di West, evolutasi poi in sindrome di Lennox-Gastault. Due anni di chiacchiere, di appunti sparsi e scarabocchiati in taccuini smarriti (prendo sempre appunti in quadernetti di vario tipo che poi inevitabilmente perdo, che sindrome è questa?), due anni finiti in quindici pagine di copione times new roman  corpo 12, due anni che da stasera diventano sessanta minuti di spettacolo.

Il Regalo Rotto è la storia di Chiara, ma anche le mille storie della disabilità, quelle che conosciamo, quelle di cui non sappiamo niente, quelle che facciamo finta di non vedere e colpevolmente ignoriamo. Ma è anche la storia di chi sta dietro a storie come queste, medici, genitori, parenti, dirimpettai, parcheggiatori abusivi, perchè, piccola autocitazione, “la sindrome è una ma le ferite sono tante”. E’ anche una storia di luoghi, terapie intensive, incubatrici, autogrill notturni, strutture specializzate con il nome che evoca colonie marine di altri tempi, cucine che si trasformano in pronto soccorso. Infine, è la storia di Dio. Sì, proprio di Dio. E’ lui, “l’amministratore delegato dei cieli e della terra”, che monitora ogni storia che ci piomba addosso, che, paradossalmente, si propone come fonte di ogni aiuto, dopo che, chissà per quale insondabile mistero, ci ha lasciato in deposito un regalo rotto. E’ a Dio che il padre di Chiara chiede perchè? Da lui non riceve risposte, quanto meno non quelle che un uomo si aspetterebbe, non c’è un miracolo che possa avvenire, il regalo è rotto, rotto e basta. E allora? Allora resta Chiara. Con i suoi pianti, le sue contorsioni ballerine, le notti che non ti fa dormire e i giorni in cui tutto ti è impedito, Chiara come una di quelle bandiere rosse che sventola sulle spiagge di fine stagione quando gettarsi in acqua è diventato pericoloso, parola di bagnino. Chiara che ti strema e ti fa scoppiare dentro i pensieri più incredibili, quelli che non sveleresti mai a nessuno e di cui potresti davvero vergognarti. Il risultato è che il regalo rotto resta rotto ma il miracolo lo compie su di te, nelle notti in cui lei non piange, allora a piangere sei tu e capisci che l’unica cosa che conta è fare quello che puoi fare, farlo con leggerezza e sorridere sempre.

Ecco, questo è Il Regalo Rotto. Da stasera in scena. Da stasera non più mio.

Grazie a Michele perché si è fidato di me, più che delle mie parole.

Grazie a Chiara perché un regalo rotto è capace di aggiustare tante cose che sembrerebbero intere.

giovedì 25 aprile 2013

ECCE HOMO – APPUNTI PER UN DIARIO (1)

Venezia Marzo – Aprile 2013

 

Scuola di recitazione “Giovanni Poli”

Teatro a l’Avogaria, Dorsoduro 1617 Venezia

 

ECCE HOMO è un percorso sulla precarietà, la fragilità e l’incompletezza dell’uomo, su tutto quello che siamo, quando lo siamo, e su tutto quello che potremmo essere, quando ci sfugge di mano quello che siamo. E’ un percorso breve, sessanta minuti al massimo. In un’ora l’universo sfilacciato e contraddittorio dell’uomo.  Un azzardo, sicuramente. Un salto senza paracadute e senza reti, un atterraggio ruvido e bruciante. Compagni di viaggio gli allievi della scuola di recitazione “Giovanni Poli” del Teatro a l’Avogaria di Venezia che hanno accettato di scendere tra le viscere di Sartre, Pinter, Schmitt, Mrozek e anche, in qualche modo, tra le mie, per cogliere il gesto incompiuto, le parole non dette, i pensieri mai svelati, il mistero e l’orrore di un’esistenza che non è mai solo singolarità o monadismo, ma sempre relazione incompresa e incomprensibile. Per questo lavoriamo sulla neutralità, sulla riduzione dell’espressività a potenza capace poi di liberare l’atto, non partiamo dal già fatto ma dalla ricerca di una verità nel fare. La verità non è mai invasiva, semmai intuibile, procede sotto traccia ma sempre visibile, possiede la logica delle parole e la profondità del quotidiano. Tutto qui. Un lavoro, da attori, sull’uomo che siamo per dare voce all’uomo che tutti comprendiamo. Con Riccardo, Alex, Alessandra, Giovanni, Marianna, Vittorio, Elena, Viola, Nicolò, Giuseppe, Greta, Beatrice lavoriamo, dunque, in questa direzione, esplorando, tentando, fallendo. Anche. Il teatro è una strana palestra, una palestra dove gli esercizi assomigliano incredibilmente alle esperienze di ogni giorno, dove un allenamento spesso si conclude con l’amaro in bocca. In teatro è sempre tutto in bilico, è sempre tutto non concluso, la quadratura del cerchio è un’ambizione sciocca, come nella vita. Mi pare.

Così, alla fine del primo mese di lavoro, il nostro ECCE HOMO comincia a prendere forma, affannosamente cerchiamo le intenzioni e sgrossiamo le paure.

 

Continua…

giovedì 4 aprile 2013

IL CANALE VIDEO DI CAVENAVETEATRO


CaveNaveTeatro è una nuova creatura, un contenitore di progetti e di sguardi. Il teatro è un pretesto, il cavallo di Troia con cui prendere la città… così l’abbiamo immaginata, così l’abbiamo voluta… intanto, mettiamoci comodi e scopriamo da dove cominciare a guardare…


http://www.youtube.com/user/CaveNaveTeatro/videos?flow=grid&view=1

giovedì 28 marzo 2013

UNA VENEXIANA DAL SAPORE DI COMMEDIA ALL'ITALIANA



LA VENEXIANA
di  Anonimo del '500

con Andrea Zanforlin, Letizia E.M. Piva, Licia Navarrini, Beatrice Bello, Laura Cavinato, Paolo Rossi

regia di Gabbris Ferrari

vista al Teatro a l'Avogaria - Venezia il 26/03/2013




La Venexiana è sicuramente uno dei testi più interessanti del panorama teatrale italiano del Rinascimento e anche, sotto molti punti di vista, da quello strettamente drammaturgico a quello linguistico, la mescolanza per esempio di veneziano e bergamasco, profondamente innovativo. Tuttavia, ci sembra di poter affermare senza paura di essere smentiti, non sono questi gli aspetti che l’hanno resa così popolare negli ultimi decenni sulle scene italiane e, chiaramente, nella nostra cinematografia, il pensiero va, è chiaro, a Mauro Bolognini e alle interpretazioni di Laura Antonelli e Monica Guerritore. Con buona pace di Roberto Alonge che individua nell’alternarsi di scene all’aperto e scene di interno la grande novità dell’impianto drammaturgico di quest’opera anonima, rispetto alla tendenza cinquecentesca di immaginare ogni storia nel pubblico spazio di una piazza, è invece la carica erotica e la maliziosa sensualità che pervadono l’intera vicenda ad aver regalato a La Venexiana il successo di pubblico che si riscontra ad ogni sua messa in scena. E così è accaduto anche per la coproduzione dei Minimiteatri e del Teatro Sociale di Rovigo, firmata nella regia da Gabris Ferrari, vista al Teatro a l’Avogaria di Venezia a chiusura della rassegna dei Martedi dell’Avogaria. Una sala piena, come mai forse si era vista nel corso dei precedenti appuntamenti, e spettatori sprovvisti di prenotazioni costretti a rinunciare alla loro serata a teatro.

martedì 19 marzo 2013

DOMENICA 24 MARZO 2013

ORE 20,30
SPAZIO CORROSIVO
Via G. Foglia 43  Marcianise


E MI ME NE SO ANDAO…”
scritto e diretto da Angelo Callipo


con

Elisabetta Mason
Angelo Callipo


“E mi me ne so andao...” è il primo verso di una melodia popolare, semplice e struggente al tempo stesso, nella quale un barcaiolo della laguna veneziana osserva luoghi per lui così familiari con la stessa meraviglia di chi si imbatte in essi per la prima volta. Questo verso è solo uno spunto. Lo spunto che serve a raccontare un sorprendente e meraviglioso incrocio di destini che oltre a legare tra loro persone, mescola terre, lingue, radici, appartenenze, il senso comune di un passato ingombrante, l'aspirazione condivisa per un futuro che modifichi lo stato delle cose.


venerdì 15 marzo 2013

VENERDI' 22 MARZO 2013

ORE 21,00  


CAVE NAVE TEATRO
ALTROTEATROLTRE

presentano

DON CHISCIOTTE
esilaranti imprese e ragionevoli dubbi del Cavaliere della Mancia







di
Angelo Callipo

con
Angelo Callipo
Michele Tarallo
e la partecipazione di Elisabetta Mason



Don Chisciotte uno, nessuno e centomila. Infaticabile mattatore di montoni, coraggioso giustiziere di mulini a vento, unico possessore dell’elmo di Mambrino, gran bevitore e supremo affabulatore, folle innamorato di se stesso, dell’amore e di Dulcinea, cavaliere, spadaccino, uomo. Già, uomo.

Guarda il video

lunedì 11 marzo 2013

LA CLASSE DI STORIA





















THE HISTORY BOYS
di Alan Bennet
regia Elio De Capitani e Francesco Bruni
con Elio De Capitani, Gabriele Calindri, Marco Cacciola, Debora Zuin, Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Loris Fabiani, Andrea Germani, Vincenzo Zampa, Alessandro Rugnone, Giacomo Troianiello


Visto a Venezia - Teatro Goldoni 10/03/2013



C’è sicuramente dell’autobiografia nella sfida di Bennet alle imperfezioni della storia, o per meglio dire alle imperfezioni del suo insegnamento nei college inglesi, proposta in The History Boys e raccolta, mantenendo il titolo originale, da Elio De Capitani e Ferdinando Bruni in un allestimento felicemente iniziato nel 2010 e ancora oggi sui palcoscenici d’Italia. C’è dell’autobiografia, perché l’autore de La cerimonia del massaggio, forse il suo titolo più reperibile nelle nostre librerie, prima di dedicarsi pienamente alla letteratura e al teatro ha attraversato, per l’appunto, quel difficile baratro che è l’insegnamento della storia ad adolescenti in crisi di identità, incerti nella costruzione di un proprio profilo culturale, incapaci di far fronte ad una vitalità che ondeggia tra eccessi emozionali e bizzarrie ormonali. Dunque, Bennet sa di cosa parla? Probabilmente sì, ma forse è questo il limite stesso della pièce.

lunedì 4 marzo 2013

… nun se chiamava manco Ferdinando!




FERDINANDO
di Annibale Ruccello  
Regia: Arturo Cirillo
Cast: Nino Bruno, Arturo Cirillo, Monica Piseddu, Sabrina Scuccimarra
Visto al Teatro Goldoni  il 24/02/2013
 
Ci sono testi che, a dispetto dei pochi decenni di vita che hanno alle spalle, appartengono di diritto alla categoria dei classici. Testi che, nella loro struttura drammaturgica, hanno raggiunto una compiutezza che solitamente riconosciamo solo alla polvere dei secoli. Ferdinando di Annibale Ruccello è uno di questi: un’opera al nero, diretta e graffiante, provocatoriamente realistica, ma calata nelle forme di un dramma borghese, che strizza l’occhio a passioni storiche, l’unità d’Italia e il Savoia invasore delle terre borboniche, e che fa proprie l’unità di luogo, la claustrofobica stanza da letto di Donna Clotilde nella quale si consuma ogni relazione tra i personaggi, e di azione, il triangolo di invidie, gelosie e cattiverie che lega tra loro la baronessa allettata, sua cugina nonché femme de chambre Gesualda, Don Catello confessore di entrambe e amante della seconda, con il successivo innnesto del giovane Ferdinando, conteso da tutti e tre.

venerdì 22 febbraio 2013

DOMENICA 3 MARZO 2013




DOMENICA 3 MARZO 2013
ORE 19,00

BOTTEGA DEL TEATRO
Via Volturno  Caserta

è gradita la prenotazione
348 8329962




Cave Nave Teatro

Presenta

SONO L’IDOLO DI BRODUE’
di
Angelo Callipo

con
Angelo Callipo
Elisabetta Mason




Negli anni del fascismo, Mussolini, in nome di una idea tutta sua di italianità, cercò di contenere la grande migrazione italiana in America, ma allo stesso tempo, in nome di quella stessa italianità, favoriva la partenza di chi avrebbe potuto tenere alto il nome e l’orgoglio dell’Italia in terra straniera, ovvero scienziati e artisti. Erano loro, secondo il Duce, il vero veicolo dello spirito italico nel mondo. Lo spettacolo è la storia di uno di loro. La storia di un attore che vuole andare a recitare nei grandi teatri della ‘Merica e per questo si inventa una vera e propria compagnia di attori, solo che questi attori non sono altro che contadini… solo contadini… e che altro sennò? Solo chi conosce a fondo la propria terra, da questa terra se ne può scappare…

martedì 19 febbraio 2013




QUAL E' LA TUA COLPA UOMO?
Con Edipo comincia la storia dell'uomo. La creatura fragile e tenace che siamo, mescolanza di libero arbitrio e sottomissione fatale, tamburo battente di passioni e fango terreno marchiato inesorabilmente. Qual è la colpa di Edipo? Nessuna. Ha ucciso suo padre, sposato sua madre, generato figli che sono suoi fratelli e sorelle e questo senza colpa alcuna, se non quella di essere nato e, a dispetto di un funereo oracolo, rimasto in vita per la pietà umana, di un servo prima e un pastore poi.

lunedì 18 febbraio 2013

TRE UOMINI E UNA TELA


ART

di 

traduzione Alessandra Serra

con Gigio Alberti, Alessio Boni, Alessandro Haber

regia
Giampiero Solari


Visto al Teatro Goldoni - Venezia il 17 febbraio 2013

Cosa può accadere se tre uomini, con le loro storie, le paranoie di una vita, gli sbagli e gli accidenti del quotidiano, un’amicizia che parte da lontano ma arriva ad un presente strascicato, imbastiscono un triangolo di incomprensioni, equivoci e intolleranze puerili? Può succedere che un’autrice come Yasmine Reza, acclamata sui palcoscenici di tutta Europa, ne faccia materia per una pièce teatrale ironica e graffiante, attenta ai tic e ai paradossi della modernità, ma condita a tratti di ingenuo disincanto, com’è giusto che sia quando è l’amicizia, ultimo baluardo dell’affettività in quest’alba da terzo millennio, a fornire terreno fertile alle nostre speculazioni.

giovedì 14 febbraio 2013

Macbeth

di William Shakespeare (trad. it di Nadia Fusini)


Regia di Andrea De Rosa


Produzione: Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile del Veneto "Carlo Goldoni"


Con: Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Ivan Alovisio, Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro Di Colandrea




“Una domanda sembra attraversare il Macbeth di Willialm Shakespeare: chi siamo noi veramente?”. Cominciano così le note di regia di Andrea De Rosa, con questo assunto, che è poi una domanda, sul quale egli ha costruito la sua personale messa in scena del capolavoro shakespeariano. Il magma indistinto di odio e amore, crudeltà, ambizione e pietà, che abita l’animo umano di Macbeth viene esplorato e condiviso con il pubblico. Le mezze luci di sala restano aperte per i primi venti minuti del dramma, togliendo agli spettatori il buio rassicurante e onirico della platea: le vicende di Macbeth non sono sogno ipnotico, ma realtà da guardare a viso scoperto.

IL SERVITORE DI DUE PADRONI 
PER BARACCA E BURATTINI

di Carlo Goldoni

spettacolo ideato e costruito da Antonella Zaggia e Piermario Vescovo

con Linda Bobbo, Maria Ghelfi, Valentina Recchia, Marika Tesser, Antonella Zaggia

aiuto regia Michela Degano

visto al Teatro l'Avogaria - Venezia   il 30/12/2012



Il teatro dei burattini è, da sempre, il teatro delle piazze, delle feste popolari, delle domeniche pomeriggio in passeggiata familiare, quello che si rivolge a bambini attirati dallo zucchero filato e a genitori sicuri di aver scelto per i propri figli un sano divertimento. Il teatro dei burattini ha un sapore antico, lo sguardo rivolto al passato e sembra non avere nessuna intenzione di spintonare per un posto nel prossimo futuro.

APPUNTI PER UN'ACCORTA GESTIONE DEMOGRAFICA

di e con FEDERICO PAINO   
musiche e design sonoro Lorenzo Binotto disegno luci Vincenzo Pedata

Nella vita perfettamente organizzata di un impiegato qualunque, che coltiva in segreto ideologie razziste e violente, deliri apocalittici, ma anche aspirazioni amorose e timori infantili, irrompe un delitto compiuto "senza colpa".





Inviata del New Yorker a Gerusalemme nel 1961 per seguire il processo ad Adolf Eichmann, primo processo celebrato in Israele contro un criminale nazista, Hanna Arendt scrive ne La banalità del male, nato come resoconto di quell’esperienza giornalistica ma poi divenuto il suo saggio più celebre, che le grandi belve come Hitler, Himmler, Goebbels non avrebbero mai potuto esistere senza la cieca obbedienza, l’assoluta dedizione di semplici esecutori come Eichmann.

MACELLUM
ovvero il valzer dell'orazio




di Julia Borretti e Titta Ceccano
regia Julia Borretti e Titta Ceccano
con Titta Ceccano
musiche in scena Roberto Caetani
manichini Jessica Fabrizi
produzione Matuta Teatro

visto al Teatro a L'Avogaria - Venezia il 5/02/2013


Der Horatier, scritto e portato in scena tra il ‘72 e il ‘73, appartiene a quel segmento della produzione di Heiner Muller, che comprende anche la riscrittura del Filottete di Sofocle (1966) e il Prometeo di Eschilo (1969), nel quale il drammaturgo dell’ex Germania dell’Est approda alla classicità greca e latina, recuperandone temi che sembravano ormai relegati a sterili esercizi di filologia e nei quali invece egli intravede spiragli di assoluta modernità. Il contrastato e oscillante rapporto tra Muller e il paludato regime della Germania Orientale si risolve, almeno in quegli anni, in una fuga nel passato, tra quei miti ancora capaci di un’universalità che invece il soffocante governo di Pankow non esita a cancellare con ogni mezzo, relegando il dibattito politico ed etico nell’alveo di mediocri cancellerie politiche e club di intellettuali compiacenti.

LA CANOA DI CARTA
Trattato di Antropologia Teatrale  
di  Eugenio Barba



"Il lavoro e la ricerca confermarono l'esistenza di principi che, a livello pre-espressivo, permettono di generare la presenza scenica, il corpo-in-vita capace di rendere percettibile quello che è invisibile: l'intenzione"                                                                                  
                                         

"Per l'attore l'energia è un come. Come muoversi. Come restare immobili. Come mettere-in-visione la propria presenza fisica e trasformarla in presenza scenica, e quindi espressione. Come rendere visibile l'invisibile: il ritmo del pensiero"

martedì 5 febbraio 2013

IL COMICO DI PLAUTO



















IL COMICO DI PLAUTO

LEZIONE-SPETTACOLO

TEATRO COMUNALE - CASERTA

4 febbraio 2013

con
Maurizio Azzurro
Angelo Callipo
Sebastiano Coticelli
Simona Di Maio
Valentina Elia

Produzione  La Mansarda - Teatro dell'Orco

"Il Comico di Plauto" è un progetto che nasce in collaborazione con Renato Raffaelli dell'Università di Urbino, l'Istituto di studi Plautini di Sarsina, l'Archeoclub di Succivo e il Festival "Di maschera in maschera" ideato e diretto da Maurizio Azzurro. Parlare di Plauto, scandagliare le ragioni della sua drammaturgia, così attuale e incidente ancora oggi nei modi e nelle forme del teatro contemporaneo, e soprattutto esplorare la sua vis comica significa proporre un viaggio dall'arco temporale lunghissimo e ricco di stimoli. Plauto è una boa, un punto fermo sospeso tra segmenti culturali ed espressivi che sembrano non avere un inizio e, chiaramente, non avere ancora una fine.

lunedì 7 gennaio 2013

IL GIOCO DELLA COPPIA

Ho visto "Il gioco della coppia" alla penultima replica e se, per un accidente qualsiasi, me lo fossi perso, oggi avrei un po' di teatro in meno nei miei occhi. Proprio così. "Il gioco della coppia" con Peppe Miale e Lorena Leone, per la regia di Sergio Di Paola, è teatro e nient'altro. Ritmo, colore, respiro, profondo o affannato, nevrosi, tempi, sudore, il tutto in uno spazio che contiene ma è anche limite estremo e invalicabile, gabbia-salotto, gabbia-cucina, gabbia-camera da letto. E' la follia di Ionesco si dirà, "Il gioco della coppia" si ispira a "Delirio a due" del drammaturgo franco-rumeno, ma stavolta, e finalmente, questa follia si è liberata. C'è stato un tempo in cui Ionesco spopolava sui nostri palcoscenici, vittima della moda e dell'intellettualismo, oggi altre vittime sacrificali hanno preso il suo posto, si sa, la ruota gira per tutti, e in quegli anni era facile imbattersi in un Ionesco grigio, da buon burocrate del pensiero, macchinoso, a tratti mortalmente deprimente e sicuramente noioso. "Il gioco della coppia", in scena al Theatre de Poche di Napoli, rende un favore a Ionesco, gli restituisce quella vena di follia che altri, nel tempo, gli hanno sottratto, restituisce follia all'autore e ne sparge a piene mani al pubblico, dopo averne certo trattenuta un po' per sè. Un uomo e una donna trascorrono il tempo, che fuori dalla loro stanza la gente investe impietosamente in una guerra che fa morti ma anche vincitori, ad investigare su inezie, se per esempio la lumaca e la tartaruga possano dirsi appartenere alla stessa specie animale oppure no. Eppure questo esercizio di stile non li allontana, non li sprofonda in silenzi bekettiani o nell'incomprensione pinteriana, anzi li avvicina, li costringe a lottare, a toccarsi, a rovesciarsi l'uno sull'altra oggetti e parole. La follia prende respiro, si dilata in un diluvio di recriminazioni reciproche e rimproveri incrociati, mentre la stanza-gabbia perde pezzi, si fa sempre più bassa e un orologio, apparso d'improvviso, non scandisce il tempo, ma con lancette che girano senza posa ne dimostrail flusso inarrestabile. Non è l'orologio a dirci l'ora, ma sono le ore a far muovere le lancette. Anche questa è follia. Una follia dal sapore clownesco e funambolico, le luci bianche da circo che all'improvviso inchiodano gli interpreti al loro posto, assaggi di macchiette da avanspettacolo, gag da film muto. Lorena Leone nevrotica al punto giusto, Peppe Miale equilibratamente demenziale, lei disperata raìs di una casa che non c'è, lui gustosa parodia di un se stesso borghese piccolo piccolo. Chapeau al disegno luci di Ettore Nigro, doppio chapeau alla regia di Sergio Di Paola che ha scritto senza dettare, smacchiando il grigio accumulato da altri e mettendo colore. In una parola, ne sono convinto, lui si dev'essere divertito. Ho visto "Il gioco della coppia" alla penultima replica e se, per un accidente qualsiasi, me lo fossi perso, oggi avrei un po' di teatro in meno nei miei occhi. Devo ricordarmi il rischio che ho corso./
Angelo Callipo