giovedì 2 maggio 2013

IL REGALO ROTTO

IL REGALO ROTTO

di Angelo Callipo
con Michele Tarallo
disegno luci Tommaso Toscano
organizzazione Yasmine Ferretto

Stasera si comincia, una nuova avventura, un’altra scommessa, le parole prenderanno il largo, andranno altrove, planeranno sugli spettatori, saranno corpo e anima dell’attore in palcoscenico. Sono parole che non mi appartengono più, un distacco lento che stasera trova compimento. Un distacco lento, perché in teatro il lavoro delle prove, la fatica dell’allestimento, le luci, i suoni, le intenzioni cercate e non sempre trovate producono appunto un lento ma inesorabile distacco. E’ così. Deve essere così. Accade sempre, ma questa volta le cose si complicano. Il Regalo Rotto debutta stasera a Benevento, questa storia non l’ho inventata io, questa storia ha cominciato a scriverla Chiara nel momento in cui è nata, poi l’hanno scritta i suoi genitori, poi sua sorella Marina, infine l’ho raccolta io, c’era solo da darle una spolverata di congiunzioni e segni di interpunzione, piegare un avverbio alle giuste esigenze, trovare qualche sostantivo più adatto di altri. Tutto qui. Il Regalo Rotto è nato così. Quasi due anni di chiacchiere su Chiara. Con Michele, il padre, l’attore, l’amico coraggioso che in scena vuole parlare di sua figlia nata con la sindrome di West, evolutasi poi in sindrome di Lennox-Gastault. Due anni di chiacchiere, di appunti sparsi e scarabocchiati in taccuini smarriti (prendo sempre appunti in quadernetti di vario tipo che poi inevitabilmente perdo, che sindrome è questa?), due anni finiti in quindici pagine di copione times new roman  corpo 12, due anni che da stasera diventano sessanta minuti di spettacolo.

Il Regalo Rotto è la storia di Chiara, ma anche le mille storie della disabilità, quelle che conosciamo, quelle di cui non sappiamo niente, quelle che facciamo finta di non vedere e colpevolmente ignoriamo. Ma è anche la storia di chi sta dietro a storie come queste, medici, genitori, parenti, dirimpettai, parcheggiatori abusivi, perchè, piccola autocitazione, “la sindrome è una ma le ferite sono tante”. E’ anche una storia di luoghi, terapie intensive, incubatrici, autogrill notturni, strutture specializzate con il nome che evoca colonie marine di altri tempi, cucine che si trasformano in pronto soccorso. Infine, è la storia di Dio. Sì, proprio di Dio. E’ lui, “l’amministratore delegato dei cieli e della terra”, che monitora ogni storia che ci piomba addosso, che, paradossalmente, si propone come fonte di ogni aiuto, dopo che, chissà per quale insondabile mistero, ci ha lasciato in deposito un regalo rotto. E’ a Dio che il padre di Chiara chiede perchè? Da lui non riceve risposte, quanto meno non quelle che un uomo si aspetterebbe, non c’è un miracolo che possa avvenire, il regalo è rotto, rotto e basta. E allora? Allora resta Chiara. Con i suoi pianti, le sue contorsioni ballerine, le notti che non ti fa dormire e i giorni in cui tutto ti è impedito, Chiara come una di quelle bandiere rosse che sventola sulle spiagge di fine stagione quando gettarsi in acqua è diventato pericoloso, parola di bagnino. Chiara che ti strema e ti fa scoppiare dentro i pensieri più incredibili, quelli che non sveleresti mai a nessuno e di cui potresti davvero vergognarti. Il risultato è che il regalo rotto resta rotto ma il miracolo lo compie su di te, nelle notti in cui lei non piange, allora a piangere sei tu e capisci che l’unica cosa che conta è fare quello che puoi fare, farlo con leggerezza e sorridere sempre.

Ecco, questo è Il Regalo Rotto. Da stasera in scena. Da stasera non più mio.

Grazie a Michele perché si è fidato di me, più che delle mie parole.

Grazie a Chiara perché un regalo rotto è capace di aggiustare tante cose che sembrerebbero intere.