domenica 5 giugno 2016

EROI ED EROISMI DI WANNINGER


E' così che doveva andare. Anche quest'anno il Laboratorio Permanente "G. Poli" del Teatro a l'Avogaria di Venezia è arrivato al capolinea. Un drappello di furenti appassionati, un sodalizio di anime votate all'esplorazione di reazioni e sentimenti, un vascello insomma salpato e poi attraccato con il suo carico di emozioni. Dunque, è così che doveva andare. Ancora una volta mesi e mesi di duro lavoro, serate al gelo in un teatro mai troppo riscaldato per l'umido della laguna, discussioni accese, vibranti immedesimazioni, tentativi pazienti a volte, a volte invece audaci e spericolati. Così si arriva a Wanninger. Il rilegatore Wanninger ideato dalla genialità di Karl Valantin e trasformato dalla mia testardaggine in un testo da portare in scena, perché in quel microcosmo della Meisel&Co. ho visto la possibilità che il nostro anno di lavoro prendesse il decollo. 
E' così dunque che è nato "Lo strano caso del Rilegatore Wanninger", 90 minuti, quasi un'intera partita di calcio, di assoluto e strampalato parossismo, con donne operaie in camice verde, signore con parrucche, uomini con tromboni (un evidente citazione a Prova d'Orchestra sempre di Valantin) e  baffi fin de siecle. Un carnevale insomma, un carnevale dell'ottusità, se si vuole, ma anche un carnevale che svela qualcosa di assolutamente insopprimibile: ognuno di noi ha bisogno di attaccarsi a qualcosa, non tanto perché passi la nottata di eduardiana memoria, ma perché le ore che passano siano quelle di una vita spesa con sufficiente dignità. Le nostre ore sono sempre molto di più che il conto totale di una vita.

Dunque, è finito un altro anno del nostro Laboratorio. 
I miei eroi di Wanninger, mi piace chiamarli così, sono sopravvissuti e sono pronti a correre di nuovo.
E' per questo che abbiamo chiuso lo spettacolo non con il solito e convenzionale saluto, ma con uno scatto in avanti sulle note di "Le vent nous portera" dei Noir Desire.
Ciao Paola, Daniela, Manuela, Alfredo, Samuele, Raffaello, Marta, Giorgia, Maria, Annamaria, Stella.
E grazie.